PEppo Bianchessi / JEAN GIONO
L'uomo che piantava gli alberi , Salani 2015
PEppo Bianchessi / JEAN GIONO
L'uomo che piantava gli alberi , Salani 2015
PEppo Bianchessi / JEAN GIONO
L'uomo che piantava gli alberi , Salani 2015
PEppo Bianchessi / JEAN GIONO
L'uomo che piantava gli alberi , Salani 2015
PEPPO BIANCHESSI / JEAN GIONO
L'uomo che piantava gli alberi , Salani 2015
PEppo Bianchessi / JEAN GIONO
L'uomo che piantava gli alberi , Salani 2015
THE MAN WHO PLANTED TREES
So the ink fills with words my screen after notebooks, stacks of sheets with drawings, sketches, projects. If there are many of them in sequence they usually become animations and, in the case of videos, however, these are born from sketches, screenplays and storyboards. All the different ways of expressing oneself that I have look for, learned and explored through curiosity or necessity -besides having to do with ink- have in common something more immaterial: "stories". I like stories: I like listening to them and occasionally creating them but above all imagining them. One of the stories which helped me to understand the potential of books (and thus the power of ink to transmit ideas) was "The man who planted trees" by Jean Giono, which I illustrated for Salani in 2015. I had to compete with several previous editions, including a recent one with beautiful illustrations by Tullio Pericoli. So I tried a different approach, discovering that Giono was a lover of calligraphy, and that his little book gave birth to the world's first environmental movement. What for me once were drawing and painting were transformed over time into illustration for children's books. It is a kind of art at the direct service of a story, often at the command of the words of others: it is not frustrating. It is a continuous challenge that I think makes sense only if the work of the illustrator adds something to the writing, brings other suggestions or interacts with it. A book is a complex and collaborative product, involving different figures in the production process. Last but not least, the idea of the reader that everyone has inside, maybe in different ways. Making books for children is a process of responsibility (and possibility), where the book is to be seen in its wholeness, graphically designed in all its contents. This is why I like to play with words and letters, even in a physical sense, with characters that are both fonts (letter design) and characters, or on the shape of the book itself. In the case of Giono, I had to confront with several previous editions (the last of which, very beautiful, by Tullio Pericoli). I then tried a different approach and I discovered that Giono was a lover of calligraphy (he established, together with Maximilien Vox and others, Les Rencontres Internationales de Lure, an annual retreat for graphic designers, calligraphers, artists and typographers) and that his little book gave birth to the world's first ecologic movements. In my interpretation, I have tried to illustrate the history of the solitary man who planted acorns in a wasteland as a game of mirrors between the book itself and its author —who, with his pen, creates and plants idea seeds. Which then blossom into change
L’uomo che piantava gli alberi
Così l’inchiostro riempie di parole il mio schermo e ancora prima i taccuini, oppure risme di fogli con disegni, schizzi, progetti. Se ce ne sono molte in sequenza diventano animazioni e, nel caso dei video, nascono comunque con sceneggiature e storyboard. I diversi modi di esprimersi, cercati, imparati ed esplorati per curiosità o necessità -oltre ad avere a che fare con l’inchiostro- hanno in comune qualcosa di più immateriale: le “storie”. Mi piacciono le storie: mi piace ascoltarle e ogni tanto crearle ma soprattutto immaginarle. Una delle storie che -in qualche modo- mi ha fatto capire la potenzialità dei libri (della scrittura, quindi dell’inchiostro che trasmette le idee) è “L’uomo che piantava gli alberi” di Jean Giono, che ho illustrato per Salani nel 2015. Quella che per me una volta erano il disegno e la pittura si sono trasformati nel tempo in illustrazione di libri per ragazzi. È un tipo di arte al servizio diretto di una storia, spesso delle parole di altri: non è frustrante. È una sfida continua che penso abbia senso fare solo se il lavoro dell’illustratore aggiunge qualcosa alla scrittura, porta altre suggestioni o interagisce con lei. Un libro è un prodotto complesso e collaborativo, che coinvolge diverse figure nel processo di produzione. Non ultima l’idea del lettore che tutti covano dentro di sé, magari in modo diverso. Fare libri per ragazzi è un processo di responsabilità (e possibilità), dove il libro va visto nella sua interezza di oggetto, progettato graficamente in tutti i suoi contenuti. Per questo mi piace giocare con le parole e le lettere, anche in senso fisico, con i caratteri che sono sia fonts (design di lettere) che characters (personaggi), o sulla forma stessa dei libri. Nel caso di Giono, mi ritrovavo a confrontarmi con diverse edizioni precedenti (l’ultima delle quali, molto bella, di Tullio Pericoli). Ho cercato allora un approccio diverso e ho scoperto che Giono era un amante della calligrafia (diede origine, insieme a Maximilien Vox e altri, a Les Rencontres Internationales de Lure, un ritiro annuale per grafici, calligrafi, artisti e tipografi) e che il suo piccolo libro contribuì a fondare i primi movimenti ecologisti mondiali. Nella mia interpretazione ho tentato quindi di illustrare la storia dell’uomo solitario che piantava ghiande in una terra desolata come un gioco di specchi del libro stesso e del suo autore. Di chi, attraverso la penna, crea e pianta i semi delle idee. E con loro del cambiamento.