PEppo Bianchessi: COntemporary Art for Rich Kids
First Edition: 2013 BlackScatBooks, San Francisco, US
PEppo Bianchessi: COntemporary Art for Rich Kids
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PEppo Bianchessi: COntemporary Art for Rich Kids
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PEppo Bianchessi: COntemporary Art for Rich Kids
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PEppo Bianchessi: COntemporary Art for Rich Kids
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PEppo Bianchessi: COntemporary Art for Rich Kids
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PEppo Bianchessi: COntemporary Art for Rich Kids
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PEppo Bianchessi: COntemporary Art for Rich Kids
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PEppo Bianchessi: COntemporary Art for Rich Kids
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First Edition: 2013 BlackScatBooks, San Francisco, US
Contemporary Art for Rich Children
A book of leisures and profitable activities
“The public has always, and in every age, been badly brought up. They are continually asking Art to be popular, to please their want of taste, to flatter their absurd vanity, to tell them what they have been told before, to show them what they ought to be tired of seeing, to amuse them when they feel heavy after eating too much, and to distract their thoughts when they are wearied of their own stupidity. Now Art should never try to be popular. The public should try to make itself artistic. There is a very wide difference”. Oscar Wilde The Soul of Man Under Socialism
The question isn’t “What is contemporary?” but “What is NOT contemporary?” While waiting for lovers of -isms to find more interesting ways to define art (and artists to create interesting things to define), I began to see some of the examples considered "contemporary" from another point of view. The resulting images and some of these considerations ended up in a booklet whose title was taken from the typical vintage coloring book, and sprung from the idea that this kind of art has become a game that brings together the Monopoly for Small Collectors, the art we call "contemporary", the rhetoric of posters of Chinese and Korean propaganda, the ads and pompous proclamations from the posters of the 20th Century, including bizarre exhortations to future contemporary artists and aphorisms which, in most cases, contradicted the titles or “statements" of the artists themselves. This is usually enough to question whether concepts that at first sound "deep" (because no one quite understands them) really are.
“Contemporary art represents its time and we are not living in great times“
Contemporary art, until a few years ago considered difficult to the general public, has never been as popular as in recent years. Despite Wilde's exhortations, it reflects well the times we live and is - somehow - functional to the system: it is reassuring and amusing, in its measured provocations, as in Cattelan's installations; it is monumental and arouses awe, even when it represents a little dog of balloons like Koons’ or certain installations by Hirst. It is sacred (I think of the adepts who line up to sit in front of Abramovic). This art, despite Wilde, is popular in the sense that it is Pop art (or is its outdated derivation). But there is a lack of sense of humor and of the provocation that the pop-artists had towards the world and art of the period: now they -Murakami it’s another example- compete with the products themselves in a sparkling and vicious circle (or virtuous, according to marketing).
"Do not ask what you can do for the art but what a rich child can do for you "
"Marina Abramovic said: "The hardest thing is to do something that comes close to nothing". I still believe that in art the hardest thing is to do something that comes close to something".
"Contrary to what the Little Prince claims, the essential IT IS visible to the eyes".
The artist WAS here.
L'arte contemporanea per bambini ricchi
Un libro di svaghi e attività profittevoli
“Il pubblico ha sempre, in qualunque epoca, avuto poca cultura. Chiede continuamente all’Arte di essere popolare, di compiacere la sua mancanza di gusto, di adulare la sua assurda vanità, di dirgli quello che gli è già stato detto, di mostrargli quello che dovrebbe essere stufo di vedere, di divertirlo quando è appesantito dopo avere mangiato troppo, e di distrarre i suoi pensieri quando è stanco della sua stessa stupidità. L’Arte non dovrebbe mai cercare di essere popolare. E’ il pubblico che dovrebbe cercare di diventare artistico. C’è una grandissima differenza”.
Oscar Wilde L’anima dell’uomo sotto il socialismo
Cosa è “contemporaneo”? Questa domanda che affligge il mondo dell’arte mi ricorda sempre un bambino insopportabile in auto che chiede ai genitori: “Che ora sono?” e -dopo pochi secondi- “E adesso che ore sono?” e così all’infinito, e più i genitori si spazientiscono, più lui continua, credendo anzi di essere interessante. (Odio questo genere di bambini. Lo sono stato anch’io, molto probabilmente). Adesso è contemporaneo? E adesso? E adesso?
La vera domanda è: Cosa NON è contemporaneo?
In attesa che gli amanti degli -ismi trovassero modi più interessanti per definire l’arte (e gli artisti creassero cose interessanti da definire) cominciai a vedere alcuni degli esempi considerati “contemporanei” da un altro punto di vista. Le immagini e alcune di queste considerazioni, finirono in un libretto il cui titolo era ripreso dai tipici album da colorare d’epoca e partiva dall’idea che questo genere di arte fosse ormai un gioco che mischiava il Monopoli per Piccoli Collezionisti, l’arte detta “contemporanea”, la retorica dei manifesti della propaganda cinese e coreana, la pubblicità e i proclami pomposi dei manifesti del ‘900, prodigandosi in bizzarre esortazioni ai futuri artisti contemporanei e aforismi che, nella maggior parte dei casi, ribaltavano i titoli o gli “statements” degli artisti stessi.
Spesso basta questo operazione per chiedersi se le cose che in un primo momento ci suonano “profonde” (perché un po’ incomprensibili) lo siano davvero.
“L’arte contemporanea rappresenta il proprio tempo e noi viviamo in tempi non particolarmente buoni”
L’arte contemporanea, fino a qualche anno fa considerata ostica al grande pubblico, non è mai stata così popolare come in questi ultimi anni. Nonostante le esortazioni di Wilde, riflette bene i tempi che viviamo ed è -in qualche modo- funzionale al sistema: è rassicurante e divertente, nelle sue provocazioni misurate, come nelle installazioni di Cattelan; è monumentale e incute un timore reverenziale, anche quando rappresenta un cagnolino di palloncini come quello di Koons oppure certe installazioni di Hirst. È sacrale (penso agli adepti che fanno la fila per sedersi di fronte alla Abramovic). Quest’arte, con buona pace di Wilde, è popolare nel senso che è Pop art (o ne è una sua propaggine). Manca del senso dell’umorismo e della provocazione che avevano i pop-artisti nei confronti del mondo e dell’arte del periodo: ora fanno -penso a Murakami- a gara con i prodotti stessi in un circolo sfavillante e vizioso (o virtuoso, secondo il marketing).
Marina Abramovic ha detto: “La cosà più difficile è fare qualcosa che si avvicini al nulla”. Continuo a credere che in arte la cosa più difficile sia fare una cosa che si avvicini a qualcosa.
Al contrario di quanto sostiene il Piccolo Principe, l’essenziale È visibile agli occhi.
L'artista ERA presente