PEppo Bianchessi / La Biblioteca delle Probabilità, The Library of Probabilities
The Kafka Notebook
PEppo Bianchessi / La Biblioteca delle Probabilità, The Library of Probabilities
The Kafka Notebook
PEppo Bianchessi / La Biblioteca delle Probabilità, The Library of Probabilities
The Kafka Notebook
PEppo Bianchessi / La Biblioteca delle Probabilità, The Library of Probabilities
The Kafka Notebook
PEppo Bianchessi / La Biblioteca delle Probabilità, The Library of Probabilities
The Kafka Notebook
PEppo Bianchessi / La Biblioteca delle Probabilità, The Library of Probabilities
The Kafka Notebook
PEppo Bianchessi / La Biblioteca delle Probabilità, The Library of Probabilities
The Kafka Notebook
PEppo Bianchessi / La Biblioteca delle Probabilità, The Library of Probabilities
La Biblioteca delle Probabilità The Library of Probabilities
PEppo Bianchessi / La Biblioteca delle Probabilità, The Library of Probabilities
La Biblioteca delle Probabilità The Library of Probabilities
PEppo Bianchessi / La Biblioteca delle Probabilità, The Library of Probabilities
La Biblioteca delle Probabilità The Library of Probabilities
The Library of the probabilities
... And finally, the invisible ink. Invisible ink is the one with which only imagined books or drawings are written. Much more fluid, it changes in front of the white sheet or the canvas until the hand decides to deposit it in all its splendor of letters or signs (and only in rare cases the hand knows immediately what it does). As far as I'm concerned, at least, it's like this: in most cases the most interesting part is the one that comes before what the audience will read or watch or listen to ... In my first catalog (PLAY, 1999, Icas), mainly composed by the documentation of non-existent works, I supported how, at times, the story of one thing is more interesting than the thing itself. On the other hand, I had already realized that I was suffering from a strange form of creative guilty sense and cited in support of this Calvino from his "American Lessons":
"Until the moment [...] we begin to write, we have at our disposal the world [...] all in once, without a before or an after, the world as an individual memory and as an implicit potentiality [..]. The beginning is the moment of detachment from the multiplicity of possible: for the narrator to remove from himself the multiplicity of possible stories, in order to isolate and make tellable the single story that he has decided to narrate".
Who imagines and then writes or draws chooses to give life to a new, unique world. This unique world is nothing compared to the countless potential worlds that it has eliminated and nothing detracts me from the unpleasant feeling of having committed a wrong to all of these. Usually I make peace with them by postponing the exploration to the next time. The curiosity for the unexplored streets makes me think that, despite the commonplaces claim the opposite, my stories are always made with the IFs. Ernesto Ragazzoni in "My most invisible pages", (Sellerio, Palermo, 1993), makes it -comforting me a lot- a precise choice:
"One of the most appreciated works, for me, of the most exciting, the work of the works, is... Not to write. I would spend my life there. [...] My effort as an inveterate non-writer [...] is to lead, in thought, invisible pens to the assault of invisible sheets of paper to the ideal conquest of volumes and volumes that will never be, other than in my mind [...]. In this way, I have composed an entire library inside, all my work, and of which I alone have the key. [...] It is thanks to these firm principles that I can continually give to my fantasy, invisible wonderful pages that would be scrapped if written”.
La libreria delle probabilità
...E infine, l’inchiostro invisibile. L’inchiostro invisibile è quello con cui sono scritti i libri o i disegni solo immaginati. Molto più fluido, si modifica di fronte al foglio bianco o alla tela fino a che la mano non decide di depositarlo in tutto il suo splendore di lettere o segni (e solo in rari casi la mano sa subito quello che fa). Per quanto mi riguarda, almeno, è così: nella maggior parte dei casi la parte più interessante è quella che viene prima di quello che il pubblico leggerà o guarderà o ascolterà... Nel mio primo catalogo (PLAY, 1999, Icas), composto per la maggior parte dalla documentazione di opere inesistenti, sostenevo come, alle volte, il racconto di una cosa risulti più interessante della cosa stessa. Dall’altra parte, mi ero già accorto di soffrire di una strana forma di senso di colpa creativo e citavo a sostegno di questo Calvino dalle sue “Lezioni Americane”:
“Fino al momento [...] a quello in cui cominciamo a scrivere, abbiamo a nostra disposizione il mondo [...] dato in blocco, senza un prima né un poi, il mondo come memoria individuale e come potenzialità implicita [...]. L’inizio è il momento del distacco dalla molteplicità dei possibili: per il narratore l’allontanare da sé la molteplicità delle storie possibili, in modo da isolare e rendere raccontabile la singola storia che ha deciso di raccontare”.
Chi immagina e poi scrive o disegna sceglie di dare vita a un nuovo, unico mondo. Questo mondo unico non è nulla rispetto agli innumerevoli mondi potenziali che ha eliminato e nulla mi toglie la sgradevole sensazione di aver commesso un torto verso questi. Ci faccio pace rimandando l’esplorazione alla prossima volta. La curiosità per le vie non intraprese mi fa pensare che, nonostante i luoghi comuni sostengano il contrario, le mie storie siano sempre fatte con i SE. Ernesto Ragazzoni ne “Le mie invisibilissime pagine”, (Sellerio, Palermo, 1993), ne fa -consolandomi non poco- una scelta precisa:
“Uno dei lavori più graditi, per me, dei più appassionanti, il lavoro dei lavori, è... non scrivere. Ci passerei tutta la vita. [...] La mia fatica di inveterato non scrittore [...] è di condurre, in pensiero, invisibili penne all’assalto di invisibili fogli di carta alla conquista ideale di volumi e volumi che non saranno mai, altro che nella mia mente [...]. Mi sono composto, così, dentro, un’intera biblioteca, tutta opera mia, e di cui io solo ho la chiave. [...] È grazie a questi sodi principii che di continuo riesco a regalarmi alla fantasia invisibili pagine meravigliose che scritte sarebbero sciupate”.