PEppo Bianchessi / AIDAN CHAMBERS
Chekhov's Cranes, an unwritten play
Origami from a Chekhov's drama, wood
PEppo Bianchessi / AIDAN CHAMBERS
Chekhov's Cranes, an unwritten play
Origami from a Chekhov's drama, wood
The first to answer was Aidan Chambers, one of the greatest English writers for young people (although this definition is limited, given his non-fiction and lecturer activity that deals in particular with reading education). With his usual sense of humor and generosity he sent me 3 titles (“I do not think I’ll have time to write them ...”), one more interesting than the other and with very long descriptions which, while reading them, made me wish that - on the contrary - they will be written and published one day. I decided to work on one in particular. Here is his explanation:
“The story is about Chekhov in April 1904, when he is already very sick with tuberculosis. He dies in July of that year at the age of 44.
He is in his house in Yalta, which he built some years before because Yalta’s climate was supposed to be good for people suffering from tuberculosis.
His last play, The Cherry Orchard, had been first performed in January, with his recently married wife, the actress Olga Knipper in the main role. This April it has just been performed in Yalta by the Moscow company, especially so that Chekhov can see it. Chekhov walked out, distressed by Stanislavski’s production.
The first act of my play is set in Chekhov’s house in Yalta the day before Chekhov leaves for Moscow on his way with his wife Olga to Badenweiler in Germany, which Olga believes will help with his tuberculosis. (As it happens, of course he dies there.)
Chekhov refuses to believe he is fatally ill, though as an experienced doctor he must have known he was and hadn’t much longer to live. People pretend to believe this when they are with him, but everyone knows he is dying. The second act takes place on the day Chekhov leaves. The play brings together the following people:
•Chekhov.
•Maria, Chekhov’s devoted sister, who looks after him and his home, and who dislikes and is jealous of Olga.
•Olga Knipper, Chekhov’s ebullient actress wife.
•Aleksei Suvorin, the very right wing, anti-Semitic publisher, who first made Chekhov successful, became one of Chekhov’s closest and most devoted and helpful friends until they fell out over Suvorin’s right wing opinions and after Chekhov sold all the copyright in his entire work to a rival publisher called Marx. Suvorin has turned up at Yalta because he is aware that Chekhov is dying, wants to try and repair their friendship before it is too late, and do what he can to help Chekhov in his last days.
•A young man (not yet named) who is trying to be a writer, and who idolises Chekhov, turns up at the house, claiming that he met Chekhov at the theatre the night before where The Cherry Orchard was performed in Yalta and that Chekhov invited him to visit so that the young man could talk to Chekhov about writing. The young man is Jewish and from the Ukraine and is a passionate radical who believes that only a revolution will save Russia.
He is the catalyst for the drama of the play. His presence brings to the surface the conflicts and entanglements between the others. Of these, only the young man is a fiction. But the gathering of these people together on that occasion is also a fiction. Chekhov, Maria and Olga were certainly there, but Suvorin and the young man weren’t.
Chekhov kept two tame cranes, of which he was very fond. A few days before he was to leave Yalta the birds disappeared. This upset him. The day before he left, the cranes returned. He was delighted and took this as a good omen for his future. In Asia the crane is a symbol of happiness and eternal youth. In Japan it is regarded as a mystical animal that symbolises good fortune and longevity.
Apart from their elegant beauty, it is easy to see why Chekhov liked them so much.
And it is easy to see what their symbolic significance would be in my play. They would also remind us of the seagull in Chekhov’s play of that name (in which of course the seagull is shot and dies), linking my play with his, and the symbolic meaning of life and death to him.
A great deal has been written about Chekhov, but for some reason no one has paid much attention to his last few days in Yalta. His last days there seemed to me to be a story very like one of Chekhov’s plays: characters who long to go to Moscow, who are troubled and fall out with each other, at a time when everything in Russia is changing, the old culture and government dying and revolution in the air. I wanted my play to be like one of Chekhov’s in style and form. And yet be totally relevant to today, when again Russia and the world is in turmoil, and so much is changing. The themes, the ideas, the truths about life are the same now as they were then – and about which Chekhov wrote better than anyone except Shakespeare”.
PEppo Bianchessi / AIDAN CHAMBERS
Le Gru di Cechov,
Un dramma non scritto
Origami da pagine di Cechov, legno.
Il primo a rispondermi è stato Aidan Chambers, uno dei più grandi scrittori inglesi per ragazzi (anche se questa definizione è limitata, vista la sua attività saggistica e di conferenziere che tratta in particolar modo l’educazione alla lettura). Con il suo solito senso dell’umorismo e generosità mi ha inviato ben 3 titoli (“Non credo avrò tempo per scriverli...”), uno più interessante dell’altro e con descrizioni lunghissime che, a leggerle, ti fanno sperare che -al contrario- siano libri già in fase di pubblicazione. Ho deciso di affrontarne uno, in particolare. Ecco la sua spiegazione:
“La storia parla di Cechov nell’aprile del 1904, quando è già molto malato di tubercolosi. Muore nel luglio di quell’anno all’età di 44 anni. È nella sua casa a Yalta, che ha costruito alcuni anni prima perché il clima di Yalta doveva essere buono per le persone che soffrivano di tubercolosi. La sua ultima opera, Il Giardino dei CIliegi, è stata rappresentata per la prima volta a gennaio, con la moglie recentemente sposata, l’attrice Olga Knipper nel ruolo principale. Quell’aprile è stato appena rappresentato a Yalta dalla compagnia di Mosca, soprattutto perché Cechov possa vederlo. Cechov uscì, angosciato dalla produzione di Stanislavskij.
Il primo atto del mio dramma è ambientato nella casa di Cechov a Yalta il giorno prima che Cechov parta per Mosca con sua moglie Olga verso Badenweiler in Germania, che Olga ritiene possa curare la sua tubercolosi. (Come noto, lui muore lì.) Cechov si rifiuta di credere di essere gravemente malato, anche se come medico esperto doveva saperlo di esserlo e di non avere molto più da vivere.
Le persone fingono di non saperlo in sua presenza, ma tutti sanno che sta morendo. Il secondo atto ha luogo il giorno in cui Cechov parte.
Il dramma riunisce i seguenti personaggi:
• Cechov.
• Maria, la devota sorella di Cechov, che si prende cura di lui e della sua casa, che non ama ed è gelosa di Olga.
• Olga Knipper, la moglie esuberante di Cechov.
• Aleksei Suvorin, uomo di destra, editore antisemita, che per primo ha fatto il successo di Cechov, divenne uno dei più sinceri e devoti amici di Cechov fino a quando non sposò le opinioni di destra di Suvorin e dopo che Cechov vendette tutti i diritti d’autore di tutto il suo lavoro con un editore rivale chiamato Marx. Suvorin si è presentato a Yalta perché è consapevole che Cechov sta morendo, vuole provare a riparare la loro amicizia prima che sia troppo tardi e fare tutto il possibile per aiutare Cechov nei suoi ultimi giorni.
• Un giovane (non ancora nominato) che sta cercando di essere uno scrittore e che idolatra Cechov, si presenta a casa, sostenendo di aver incontrato Cechov al teatro di Yalta la sera prima, dove Il Giardino dei CIliegi è stato rappresentato e in quell’occasione lo invitò a visitarlo in modo che potesse parlare con lui di scrittura. Il giovane è ebreo e ucraino ed è un radicale appassionato che crede che solo una rivoluzione salverà la Russia. Lui è il catalizzatore per il dramma nella piece. La sua presenza porta in superficie i conflitti e gli intrecci tra gli altri. Di questi personaggi, solo il giovane è una finzione. Ma anche il raduno di queste persone insieme in quella occasione è una finzione. Cechov, Maria e Olga erano certamente lì, ma Suvorin e il giovane no.
Cechov teneva due gru ammaestrate, alle quali era molto affezionato. Qualche giorno prima di lasciare Yalta, gli uccelli scomparvero. Questo lo sconvolse. Il giorno prima che partisse, le gru tornarono. Fu deliziato e lo considerò un buon auspicio per il suo futuro. In Asia la gru è un simbolo di felicità e di eterna giovinezza. In Giappone è considerato un animale mistico che simboleggia la fortuna e la longevità.
Oltre alla loro elegante bellezza, è facile capire perché a Cechov piacessero così tanto. Ed è facile capire quale sarebbe il loro significato simbolico nel mio dramma. Ci ricorderebbero anche del gabbiano nell’opera teatrale omonima di Cechov (nel quale è risaputo che il gabbiano viene colpito a morte), collegando il mio dramma al suo e il significato simbolico di vita e morte a Chechov stesso.
È stato scritto molto su Cechov, ma per qualche motivo nessuno ha prestato molta attenzione ai suoi ultimi giorni a Yalta. I suoi ultimi giorni mi sembravano una storia molto simile a quella delle opere di Cechov: personaggi che desiderano andare a Mosca, che sono turbati e cadono insieme, in un momento in cui tutto sta cambiando in Russia, la vecchia cultura e governo morenti e la rivoluzione è nell’aria. Volevo che il mio dramma fosse come uno di Cechov nello stile e nella forma. E allo stesso tempo attuale per oggi, quando ancora la Russia e il mondo sono in tumulto, e così tanto sta cambiando. I temi, le idee, le verità sulla vita sono le stesse ora come allora - e su cui Cechov ha scritto meglio di chiunque altro eccetto Shakespeare”.
PEppo Bianchessi
Gogol's nose 2018
PEppo Bianchessi
Bed stories, 2018
PEppo Bianchessi
Book of the dead leaves 2018
PEppo Bianchessi
The Sentinel 2018
PEppo Bianchessi
The Sentinel 2018
PEppo Bianchessi
Dead Pool, 2018
PEppo Bianchessi
Dead Pool, 2018
PEppo Bianchessi
Escape, 2018
PEppo Bianchessi / Davide Calì
Il condominio sotto il mare, 2018
PEppo Bianchessi
POE!
A screaming audio book, 2018
PEppo Bianchessi
God's sketchbook, Hiroshima, 2018
PEppo Bianchessi
God's sketchbook, Hiroshima, 2018
PEppo Bianchessi
God's sketchbook, Hiroshima, 2018
PEppo Bianchessi
God's sketchbook, Hiroshima, 2018
PEppo Bianchessi
God's sketchbook, Hiroshima, 2018
PEppo Bianchessi
De Amicis, Cuore, 2018
PEppo Bianchessi
Verne's secret book, 2018
PEppo Bianchessi
Verne's secret book, 2018
PEppo Bianchessi
Verne's secret book, 2018
PEppo Bianchessi
Verne's secret book, 2018
PEppo Bianchessi
Verne's secret book, 2018
PEppo Bianchessi
Book of regrets, 2018
PEppo Bianchessi
Reading is sexy, 2018
PEppo Bianchessi
The forbidden book of design, vol.1-2, 2018
PEppo Bianchessi
A Door Book, 2018
PEppo Bianchessi
Illuminated Manuscripts: A map of Desires / DE-SIDERI, 2018
PEppo Bianchessi
Illuminated Manuscripts: A map of Desires / DE-SIDERI, 2018
PEppo Bianchessi
Illuminated Manuscripts: Lost, a map for spacemen, 2018
PEppo Bianchessi
Illuminated Manuscripts: Fiabe/fables, 2018
PEppo Bianchessi
In Girum Imus Nocte Et Consumimur Igni (off)
A palyndrome led book, 2018
PEppo Bianchessi
In Girum Imus Nocte Et Consumimur Igni (on)
A palyndrome led book, 2018
PEppo Bianchessi
In Girum Imus Nocte Et Consumimur Igni (on/off)
A palyndrome led book, 2018
PEppo Bianchessi
In Girum Imus Nocte Et Consumimur Igni (on/off)
A palyndrome led book, 2018
PEppo Bianchessi
In Girum Imus Nocte Et Consumimur Igni (on/off)
A palyndrome led book, 2018
IMPROBABOOKS
... Be that as it may, I would say that over the years I have been ”contaminated" by publishing real books, illustrating them, knowing and collaborating with interesting people. I recognize that I have had fun with it, and that I have made peace with the possible worlds, but I can’t avoid cataloguing ideas. I love listening to them and imagining their potential. This is why I’ve asked some of my writer friends to do something quite hard: to give me one or more titles of "books of their dreams” —books they wanted to write but, for one reason or another, never did. A book possibly impossible in size, difficulty or length. My initial idea was to make "fake books" and illustrate their covers. From the answers I received (and didn’t receive) I realized that I had underestimated the complexity of the task: I should have foreseen that for a writer it was difficult to think of NOT being able to write a book, however "impossible" and, secondly, I should have foreseen that the answers in some cases could be so articulate and clever that I would have to review my initial plans ... “Fantastic!” I thought. Unforeseen events are among the most pleasant occurrences in my work.
Reflecting, simply doing "the covers" of books (although non-existent) would not have been much different than my usual work... A way not to really get involved, in short.
What I tried to do was to work on the book-object itself. I liked the idea of highlighting the magic: books are boxes that once opened, reveal marvels. Entering a book means accepting the possibility of getting lost in a wunderkammer, inside Alice's mirror, in another person or within a labyrinth, and of re-emerging a different person.
This is why I convince myself, every day that passes, in front of a world that seems destined to get worse and worse, that perhaps things would be better if some people read (or had read) more and that, reversing a sentence by Hanns Johst but attributed to Goebels: "When you hear the word Gun, put your hands on Culture ".
And that the ink returns to be ink.
IMPROBABILIBRI
...Sia come sia, direi che negli anni mi sono “contaminato”, pubblicando veri libri, illustrandoli, conoscendo e collaborando con persone interessanti. Riconosco di averci preso gusto, e di aver fatto pace coi mondi possibili ma non rinuncio a catalogarle, le idee. Amo ascoltarle e immaginarne le potenzialità; per questo mesi fa ho chiesto ad alcuni amici scrittori una cosa difficile: darmi uno o più titoli del “libro dei loro sogni”; quello che avrebbero voluto scrivere ma che, per una ragione o per l’altra, non hanno mai fatto. Un libro possibilmente impossibile per dimensioni, difficoltà o lunghezza.
La mia idea iniziale era quella di farne dei “finti libri” e dipingere dei quadri che ne rappresentassero la copertina. Dalle risposte che ho ottenuto (e non ho ottenuto) mi sono accorto di aver sottovalutato la complessità dell’impresa: avrei dovuto prevedere che per uno scrittore fosse difficile pensare di NON riuscire a scrivere un libro, per quanto “impossibile” e, in secondo luogo, avrei dovuto prevedere che le risposte in alcuni casi potessero essere così articolate da farmi rivedere i piani iniziali... fantastico!
Ho pensato. Gli imprevisti sono una delle cose più piacevoli del mio lavoro.
Riflettendoci, fare semplicemente “le copertine” di libri (seppure inesistenti) sarebbe stato non fare molto di diverso rispetto al mio lavoro... non mettersi davvero in gioco, insomma. Quello che ho cercato di fare è stato lavorare sull’oggetto-libro in sé, vedendo cosa potesse raccontare: per come è fatto, per la sua storia e per le storie che veicola, per le possibilità che offre, è uno dei supporti più interessanti, flessibili e moderni, nonostante abbia un design praticamente immutato da secoli. Mi piaceva l’idea di metterne in risalto la magia: i libri sono scatole che una volta aperte rivelano meraviglie.
Entrare in un libro significa essere disposti a perdersi in una wunderkammer, nello specchio di Alice, in un’altra persona o in un labirinto e riemergerne cambiati. Per questo mi convinco, ogni giorno che passa, di fronte a un mondo che sembra destinato ad andare sempre peggio, che forse le cose andrebbero meglio se alcuni leggessero (o avessero letto) di più e che, ribaltando una frase di Hanns Johst ma attribuita a Goebels: “È quando si sente la parola Pistola, che è il momento di mettere mano alla Cultura”.
E che l'inchiostro torni ad essere inchiostro.